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PENSIERO, EMOZIONE E COMPORTAMENTO: RUOLO DEI GANGLI DELLA BASE. Dalla neuroestetica alla neuroetica

 

Nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un'esplosione di interesse sia clinico che speculativo sugli aspetti cognitivi e comportamentali delle patologie che dei gangli della base.

Lo striato, nei disturbi del movimento sia ipo che ipercinetico quali la Malattia di Parkinson e la Malattia di Huntington, ha un ruolo cruciale nell’ organizzazione ed attuazione dei movimenti volontari. Tuttavia, queste stesse patologie possono presentare sintomi comportamentali e cognitivi di rilevante importanza che coinvolgono processi più complessi quali quelli della inerenti la volontà, intesa come la capacità di scelta consapevole, le funzioni esecutive, il meccanismo della ricompensa (reward) ma anche i meccanismi subconsci che guidano il nostro operare.

Il ruolo chiave dello striato in questa vasta gamma di processi cognitivo comportamentali è sostenuto dalla sua posizione anatomica che lo rende un “hub” in un circuito di afferenze ed efferenze che coinvolgono diverse proiezioni cortico-sottocorticali. Il suo alto grado di organizzazione topografica, che corrisponde a divisioni funzionali ne fa una stazione di alta specializzazione non solo in funzioni sensimotorie (la regione dorsolaterale dello striato, putamen), ma anche associative (striato dorsomediale caudato), e motivazionali ed emotive ( lo striato ventrale cioè nucleo accumbens ).

Il Brain Imaging e gli studi di tipo funzionale hanno avuto un notevole impulso negli ultimi anni ed in soggetti sani hanno documentato la partecipazione funzionale dello striato in funzioni cognitive complesse, quali la memoria di lavoro, l’apprendimento per astrazione, i meccanismi attentivi il reward e l’entità del reward come nel comportamento sociale. Anche studi su modello animale di tipo lesionale e esperienze di microregistrazione neuronale indicano che processi chiave alla base dei meccanismi di reward sono direttamente associati con lo striato ventrale, e sono fondamentali per l'apprendimento, in quanto forniscono significato motivazionale agli stimoli e ne elaborano l’aspetto edonistico. Altri studi hanno invece evidenziato che lesioni sempre queste aree possono essere causa di forme diverse di patologia quali la disregolazione comportamentale ma anche, all’opposto, l’anedonia e l’apatia.

Nella pratica clinica questi disturbi appaiono talora preponderanti sul quadro motorio ed attualmente vengono classificati come sintomi non motori. A questa miglior caratterizzazione clinica purtroppo non corrisponde un uguale sistematizzazione terapeutica come invece è stato possibile per i sintomi motori. In particolare nella Malattia di Parkinson è stato evidenziato che la terapia dopaminergica necessaria per compensare livelli di dopamina nello striato dorsale e controllare i sintomi motori, può migliorare sintomi quali anedonia ed apatia ma, nel contempo, in una porzione di pazienti, può determinare alterazioni cognitive inerenti i meccanismi di apprendimento e di tipo decisionale oppure essere al’origine di disturbi del comportamento quali la sindrome da del controllo impulso (ICD).

Il corso si propone, pertanto, di approfondire e delineare l’apporto dei gangli della base nella genesi dei disturbi di tipo cognitivo e comportamentale. Il corso è quindi indirizzato a specialisti neurologi, psichiatri, psicologi e geriatri con lo scopo di sistematizzare le recenti acquisizioni delle neuroscienze cognitive e la loro ricaduta clinica sulle patologie neurodegenerative al fine di raggiungere un’integrazione di specifiche competenze sia dal punto di vista clinico-diagnostico, che terapeutico. 

 

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