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L’“Incoronazione della Vergine” di Carlo Bononi, dall’emergenza alla valorizzazione: analisi e recupero del patrimonio artistico

Il 15 maggio 2019, a 7 anni dal sisma, torna al suo posto, nella crociera della basilica di Santa Maria in Vado, l’Incoronazione della Vergine dipinta da Carlo Bononi entro il 1617.

La Basilica di Santa Maria in Vado, costruita prima dell’anno Mille, è stata da sempre dedicata al culto della Vergine e fu la prima chiesa “cittadina” ad avere una propria fonte battesimale dopo quella di San Giorgio (allora Cattedrale di Ferrara ma posta al di là del fiume). Santa Maria in Vado fu sede del Miracolo Eucaristico del Preziosissimo Sangue, avvenuto nella notte di Pasqua del 1171, quindi è meta di pellegrini che, da tutto il mondo, vengono a visitare il Santuario.

Anche per merito della sua importanza nel cuore dei fedeli, la Basilica dispone di beni artistici di grandissima importanza, con preziosi manufatti ed opere d’arte a disposizione di tutti. Come gran parte dell’immenso patrimonio architettonico e artistico del nostro Paese, anche Santa Maria in Vado ha però sofferto dello scorrere dei secoli, delle condizioni microclimatiche non certo favorevoli (la chiesa infatti al di sopra di un guado, da cui il nome “in Vado”) e anche delle emergenze che si sono succedute nel tempo, tra cui ben due terremoti.

La grande tela de “L’Incoronazione della Vergine” era stata rimossa dalla sua originale collocazione nel 2012, a causa del serio rischio statico provocato dal sisma e rivelando, una volta a terra, un pessimo stato di conservazione a causa dell’azione di volatili, topi, insetti e attacchi microbiologici.

Nel 2017, a distanza di cinque anni dalla rimozione del quadro dalla sua sede, il centro ricerche CIAS dell’Università degli Studi di Ferrara, con il contributo del Consorzio Futuro in Ricerca, si è reso disponibile a finanziare il restauro pittorico dell’opera (eseguito dal prof. Fabio Bevilacqua), cogliendo l’occasione di poter sviluppare le proprie ricerche, non invasive, in tutte le fasi di recupero del dipinto.

Nel Progetto Bononi si è deciso di esaltare la presenza di più saperi diversi, attraverso un percorso culturale e formativo assai ampio che ha coinvolto esperti anche esterni al mondo accademico, in ambito umanistico (arte, filosofia, storia, musica, giornalismo, comunicazione, ecc.) oltreché, naturalmente, scientifico (biologia, microscopia, ecc.).

In parallelo si è svolto un programma di Alternanza Scuola Lavoro, in collaborazione con il Liceo Ludovico Ariosto di Ferrara, dedicato all’approfondimento tecnico e umanistico e alla valorizzazione dei beni culturali.

La creazione di un progetto interdisciplinare ad inquadrare l’intero intervento, ha consentito di fare confluire gli interessi scientifici e formativi del CIAS e quelli di salvaguardia e valorizzazione della Parrocchia e del Comune di Ferrara, coinvolgendo i Musei di Arte Antica e della Fondazione Ferrara Arte.

L’accordo fra i cinque Enti prevedeva il restauro del dipinto, finanziato da CIAS e Consorzio Futuro in Ricerca, e lo studio in laboratorio di innovative tecniche di decontaminazione microbiologica a base di batteri probiotici, già utilizzati per la pulizia di ambienti ospedalieri. I risultati ottenuti hanno avuto ampia divulgazione presso le principali agenzie di stampa e riviste scientifiche internazionali (ANSA, EureKalert, Metafilter, Futura Sciences, Scientific American, New Scientist, ABC Science now).

Al progetto hanno partecipato numerosi ricercatori dell’Ateneo estense, oltre a Professori e Studenti del Liceo Ludovico Ariosto nell’ambito delle attività di “Alternanza Scuola Lavoro”.

Il cantiere di restauro è stato allestito all’interno di Santa Maria in Vado, con la volontà esplicita di mostrare le tecniche adottate ad un pubblico ampio. L’obbiettivo di ricerca del CIAS è quello di trasferire la propria esperienza pluriennale nell’uso di batteri probiotici per la sanificazione di spazi che richiedono alta sterilità e tutela di pazienti, nel settore altrettanto sensibile del restauro delle opere d’arte.

Alle operazioni di analisi e divulgazione hanno partecipato numerosi ricercatori dell’Ateneo, coordinati dal CIAS che ha eseguito indagini biologiche sia tradizionali sia molecolari, in particolare: la Sezione di Botanica Applicata del Dipartimento di Scienze della vita e biotecnologie, il Centro Aldo Daccò, il Laboratorio di Archeometria del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra, Sezione INFN di Ferrara, il Centro S@A, ognuno portando le proprie specifiche competenze.

Durante il restauro e le ricerche, l’opera era stata temporaneamente esposta nella navata sinistra di Santa Maria in Vado, in un allestimento studiato per la fruizione del pubblico, essendo parte integrante del percorso espositivo della mostra a Palazzo dei Diamanti “Carlo Bononi. L’ultimo sognatore dell’Officina ferrarese” (curatori Giovanni Sassu e Francesca Cappelletti), terminata a gennaio 2018.

Le esigenze di esposizione del quadro restaurato e della sua posizione originale sul soffitto hanno richiesto un miglioramento delle condizioni complessive di visibilità nella Basilica. Il CIAS ha quindi coinvolto numerose aziende, professionisti e artigiani locali (in primis la DatteroLuce), che hanno lavorato gratuitamente per realizzare un nuovo impianto di illuminazione a led.

La Basilica di Santa Maria in Vado, assai danneggiata dal sisma, meriterebbe certamente un finanziamento e un progetto ampio di recupero e ciò che è stato fatto finora, con il contributo dei privati, ha dimostrato come sia possibile per tutti mettere a disposizione le proprie capacità, tecniche o finanziarie, per partecipare alla tutela del nostro patrimonio storico.

Già in fase di restauro si era posto con evidenza il problema della collocazione definitiva del quadro, poiché le condizioni statiche ancora precarie di alcune parti della Chiesa e la grande altezza da raggiungere avrebbero richiesto un intervento di estrema complessità e tempi incerti di realizzazione.

Nel 2019, grazie ad un nuovo Protocollo di intesa che ha visto come sottoscrittori l’Arcidiocesi di Ferrara, la Parrocchia di Santa Maria in Vado, il Comando Provinciale di Ferrara e il CIAS dell’Università di Ferrara, è stato possibile pianificare, progettare nel dettaglio e poi porre in opera, un nuovo sistema di ancoraggio per riposizionare la tela sul soffitto senza gravare sul solaio della Chiesa.

La squadra SAF (Speleo Alpino Fluviale) del Comando di Ferrara, che grazie alle tecniche di addestramento è impegnata sia nel soccorso alle persone che si trovano in situazioni critiche sia nel recupero e nella messa in sicurezza del patrimonio artistico in emergenza, ha sollevato il quadro a 27 metri di altezza senza gravare sul solaio della chiesa, ancorandolo con modalità non invasive, disegnate insieme ad esperti tecnici del CIAS; la soluzione adottata permetterà di riportarlo rapidamente a terra, in tutti i casi in cui fosse necessario.

Il 15 maggio 2019, quindi a 7 anni dal sisma che ha portato alla rimozione della tela de “L’Incoronazione della Vergine” dal transetto della Basilica di Santa Maria in vado, l’opera tornerà ad adornare la chiesa, ricucendo il progetto iconografico del transetto e richiamando tutti all’importanza di approfondire scientificamente, di divulgare efficacemente e di avere cura, di cuore, del nostro patrimonio culturale.

Guarda il video della ricollocazione del dipinto.